venerdì 28 maggio 2010

Le disavventure della famiglia Briatore

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Io proprio non lo so di questo passo dove andremo a finire.
La storia si ripete sempre e inevitabilmente sono sempre i più deboli a pagare.
L'altro giorno si è compiuta l'ennesima ingiustizia, questa volta ai danni di una mamma, di un papà e di un neonato.
La famiglia Briatore si trovava a prendere un po' d'aria in mezzo al mare, con l'imbarcazione di proprietà.
All'improvviso, come ne " I pirati dei Caraibi", sono saltati a bordo una manica di finanzieri e con la scusa che i Briatore non avevano pagato le tasse sulla benzina, gli hanno sequestrato la barca. Io ho trovato una clamorosa analogia con una vicenda capitata a Plinio e me all'altezza di Poggio Catino.
Tanti anni fa infatti ( Plinio aveva ancora la 126 ), una pattuglia della stradale ci intimò l'alt per aver percorso una ventina di metri sulla corsia d'emergenza.
Io in quel periodo stavo allattando Fausto Kevin, che penso avesse all'incirca due mesi perchè al terzo già mangiava le fettine panate.
L'altra mia figliola, Jolanda Sue Ellen, aveva appena rimesso la peperonata di mia cognata e il povero Plinio, pur di accostarsi al lato della strada, aveva imboccato la corsia d'emergenza.
Non vi voglio dire la sgradevolezza di questi poliziotti farabutti che oltre a non capire il disagio di due poveri genitori hanno anche voluto spulciare tutti i documenti della macchina.
La prima obiezione sollevata ricordo che fu per la foto della patente di Plinio. Plinio i capelli li ha persi verso i diciannove anni, e per gli anni a seguire ha indossato una specie di toupè di pelo grigio che era convinto gli stesse benissimo. Invece sembrava una boccia da bowling ingroppata da un gatto randagio.
I poliziotti sostennero che la patente fosse falsa e pretesero di vedere il libretto di circolazione che però era nel cruscotto frigo insieme ai cannelloni.
Inoltre diciamo che Plinio la macchina non l'aveva proprio presa dal concessionario. L'aveva ordinata a Peppe Sdruma, che una volta incamerato l'ordine, l'aveva rimediata nel giro di una settimana. Quindi non è che uno potesse cavillare sul libretto.
Comunque il risultato alla fine fu che la 126 ci venne sequestrata e che fummo scaricati sulla strada insieme al tavolo da picnic, alla borsa frigo, all'ombrellone e a sette teglie di timballo.

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Ora io dico, ma con tutti gli evasori, i ladri, i delinquenti, i corrotti e i mafiosi, ma le vogliamo lasciar perdere le famiglie per bene?
Alla fine la povera Elisabetta Gregoraci Briatore, a causa del trauma, ha smesso di produrre il latte per Nathan Falco il quale, abituato al" Billionaire milk " , adesso pretende di ciucciarsi le tette di Belen Rodriguez.
Papà Flavio Briatore invece, prima ha dovuto impacchettare tutte le cose del bambino, poi ha dovuto scaricare le teglie, gli ombrelloni e tutte le comodità che aveva approntato per trascorrere un sereno week end.
Alla fine, visto che la sua adorata moglie il latte proprio non lo produceva più e che se qualcuno proprio doveva essere allattato da Belen, quello doveva essere lui, ha portato la famigliola a Londra, dove si sa che sono molto più civili di noi.

mercoledì 26 maggio 2010

La Sora Cesira, Plinio e la bella cena di Sushi

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L'altra sera ho portato mio marito Plinio a mangiare il sushi. Il posto si chiamava " Da Romolo - specialità di pesce e di susci " e non mi è sembrato proprio giapponese, però come prima volta devo ammettere che non siamo stati male.
Ci siamo seduti intorno ad una specie di nastrobinario sul quale, a turno, passavano tanti simpatici piattini colmi di specialità nipponiche. Ogni tanto però passava pure una linguina allo scoglio e una mezza manica alla carbonara.
Ad un certo punto è transitato pure un piatto che dice che era una giappospecialità della casa, ma secondo me, dal profumo, era coratella coi carciofi con su una sgommata di salsa nera.
Plinio, che non è abituato agli sgabelli così alti, si è cappottato due volte. Si è pure attaccato alla soya, scambiandola per vino giapponese.
Chiaramente, avendola ingerita a stomaco vuoto, cosa peraltro assai rara per lui, ha avuto un attacco bruttissimo di gastrite e di notte ha dato fuoco alle lenzuola.
Dietro al bancone del ristorante c'erano due tizi che tenevano gli occhi socchiusi tipo fessura, ma si vedeva benissimo che non erano giapponesi, anche perchè io i giapponesi di colore non li ho mai visti. Manco i giapponesi col tatuaggio del Colosseo.
Alla fine ho scoperto che lo chef era di Terracina e il suo aiuto di Casablanca.
Plinio ha subito litigato con una coppia che era seduta prima di noi, perchè sosteneva che appena lui adocchiava un piattino, quelli glielo sfilavano sotto agli occhi. Allora io per calmarlo ho preso le bacchette e ho cominciato a spiegargli come usarle.
Devo confessare che io le bacchette non le avevo mai usate prima, avevo solo letto come fare su Wikipedia.
Confesso anche che da un po' di giorni mi esercitavo a casa a mangiare gli gnocchi con l'uncinetto, ma poi, una volta prese le bacchette vere mi sono dovuta arrendere al fatto che erano tanto diverse.
Il primo piattino che abbiamo scelto era colmo di una specie di minuscole fave sguscianti, ingestibili e imprendibili. Plinio inoltre pretendeva di accompagnarle col pecorino.
Per non fare brutta figura le abbiamo sbucciate tutte, poi le abbiamo nascoste nel borsello di Plinio e ce le siamo andate a mangiare in bagno, dove abbiamo dovuto attendere un po' perchè c'era un'altra coppia che si era nascosta a mangiare le alghe con le mani. Quando siamo tornati abbiamo deciso di assaggiare questo famoso sushi, così, con tanta disinvoltura, abbiamo preso dal nastro alcuni piattini.
Plinio, che è un gran mangione, ha subito arraffato una specie di condimento verde tipo gommapane e se lo è cacciato in bocca. Prima ha rovesciato gli occhi, poi si è attaccato ad un pitale d'acqua, quindi ha cominciato a gridare che avrebbe denunciato tutti. Quelli vicino a noi intanto ridevano, 'sti burini imbecilli. Comunque il sushi a Plinio è piaciuto. Non faceva altro che dire " Ammazza che bono sto Sushi". Io ero veramente molto contenta, poi però mi sono accorta che ero solo molto distratta, perchè Plinio aveva preso un unico rotolino di riso e ben ventisette piattini di linguine, ognuno da tre euro.
Purtroppo, per colpa delle bacchette, le pietanze non sempre sono arrivate a destinazione, anzi, la maggior parte delle volte sono finite sotto agli sgabelli o dentro i mocassini di Plinio, che sotto ai piedi aveva anche una specie di zerbino di tonno.
Fortunatamente il mio simpatico consorte ha fatto amicizia col cuoco e lo ha convinto a fargli il sushlì, il sushi supplì.
Il sushlì è praticamente una palla di riso da mezzo chilo, ricoperta da un etto di salmone, guarnita col sugo dell'amatriciana.
Adesso dicono che, visto il successo, lo metteranno in menù. Si chiamerà Pliniomaki. Io sono un po' invidiosa perchè anch'io vorrei dare il nome ad un piatto.
Vorrei anche che Plinio mi facesse un regalo per il mio compleanno. Desidero fortemente le bacchette da sushi di Louis Vuitton.

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Lo so che penserete che io sia una spendacciona di bassa lega, ma vi posso garantire che entrare al ristorante con le bacchette personali, griffate oltretutto, è sinonimo di gran bella figura.
Costano solo 450 euro, durano un sacco e, soprattutto, pare che siano molto più facili da manovrare. Quindi il rapporto qualità - comodità - prezzo ci sta tutto.
Io lo so che mio marito si presenterà a casa con la solita scatola di cioccolatini della Todis e le rose suicide dei marocchini e allora, per una volta, mi farò da sola un bel regalo. Poi se mi gira mi compro pure lo sgommarello di Gucci e la cucchiara di Chanel, crepi l'avarizia e chi mi vuole male.

martedì 18 maggio 2010

La Sora Cesira, i " Ricchi e poveri " e la lotta scudetto

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Io lo so che questa collaborazione con i " Ricchi e poveri " mi costerà tanti giorni di muso lungo da parte di mio marito Plinio, giallorosso incallito.
Lui domenica scorsa ha pianto tanto e gli è pure venuto uno sfogo in zone brutte assai.
Io voglio solo spiegare a lui e a tutti i nostri amici lupacchiotti che noi laziali agli sfoghi siamo abituati.
Gli voglio dire che se la loro fede è a prova di bomba, la nostra è veramente a prova di tutto, anche di Lotito, anche del rigore di Floccari.
Per noi nel cielo biancazzurro brilla una stella e in tutto il firmamento è sempre la più bella, anche dopo un anno in bilico sul filo della B.
Sappiamo che la ruota gira e aspettiamo il nostro turno.
Questa volta, amato cugino, la ruota ha girato per un verso a te non troppo gradito, quindi non ti offendere, stacci.
Lascia divertire anche noi.
Perchè se al calcio leviamo anche il sano sfottò, la goliardica presa per i fondelli, poi non rimane veramente niente.




lunedì 17 maggio 2010

Sexy shops per matrimoni diversamente abili

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Diciamoci la verità, la vita sessuale fra Plinio e me non è che vada proprio alla grande.
Diciamo anche che si è interrotta verso gli anni ottanta e si è ringalluzzita qualche volta in occasione di alcune vittorie della Roma, che per Plinio funzionano meglio dei film di Moana Pozzi e per me peggio di "Protestantesimo".
L'altra sera, mentre ci impegnavamo nell'unico corpo a corpo consentito dal nostro ardore di coppia, ovvero la lotta per il possesso del telecomando di Sky, sul nostro teleschermo si è palesato un programma per matrimoni diversamente abili.
L'insegnante, una bella chiappona con la faccia da precaria di via Salaria, insegnava teoria e pratica di comportamenti e posizioni da assumere, anche se alla fine l'unica cosa che veramente sembrava funzionare, persino a detta sua, era l'acquisto e il conseguente uso di giochini e accessori erotici.
All'inizio Plinio ed io abbiamo riso tanto, poi abbiamo riso meno, alla fine, dopo qualche giorno, ci siamo detti che forse sarebbe valsa la pena tentare. Sabato scorso abbiamo preso le pagine gialle e, dopo parecchi dubbi, abbiamo sciolto ogni riserva.
La boutique " Intimo capriccio " di Ciaffaroli Loredana, sia per la vicinanza che per la discrezione del nome, ci è sembrata la scelta più adeguata.
"Intimo capriccio" si trova in zona Tor Pagnotta ed è un negozio tutto rosso con le vetrine nere. Sulla porta c'è una maniglia di pelle a forma di bocca, coperta di pelo di non voglio sapere cosa. Una volta entrati ci siamo trovati davanti ad un bancone dove una signorina, forse la Ciaffaroli stessa, ci ha guardati come se fossimo entrati in una merceria a comprare le toppe per i jeans. Plinio faceva l'uomo di mondo, ma intanto per l'occasione aveva indossato una specie di colbacco marrone e un orrendo maglione a collo alto da nomade. Oltretutto con i suoi imbarazzanti occhiali a mascherina, vinti con i punti della Esso, lasciava scoperto solo il minimo indispensabile per respirare. La gentile signorina allora ci ha chiesto se avevamo bisogno di aiuto, ma noi abbiamo risposto che grazie facevamo da soli.Tutta la zona destra della boutique ospitava una fittissima esposizione di peni, che io ho guardato con una fittissima espressione di pena. Nessuno di quegli aggeggi infatti sembrava riprodurre quello di Plinio ipoteticamente eretto. Neanche quello di un portachiavi omaggio.
Ce ne erano di bianchi, di neri e di gialli. Metallizzati e non. Small ( mio marito al cubo), medium ( mio marito al buio ), large ( splendida utopia ), Extra large (per difesa personale). Pensate che c'erano pure quelli motorizzati che tu non devi fare niente. Basta una batteria e un po' di fantasia, Plinio chiaramente era interessatissimo. A proposito di Plinio, ad un certo punto l'ho perso di vista. Si era mummificato nella sala video.
Stava assistendo alla proiezione di " Un trans chiamato Desiderio". Il film parlava della riscoperta di identità sessuale attraverso performances ai confini della realtà.
Il problema era che nei panni di Desiderio, il povero protagonista, Plinio aveva riconosciuto Alvaro, il marito di Gina la sarta.
" Oh mamma mia, oh mamma santa, oh signore, oddioddioooo, oh madonnina…" gridava il poverello in preda allo choc dopo aver visto il suo compagno di tresette alle prese con un omone di colore (negrone) che dalla vita in giù si elevava al quadrato.
Ho preso sottobraccio il povero Plinio ancora in stato di choc e l'ho condotto nel reparto " Bondage", così c'era scritto. C'erano attrezzi di pelle di tutti i generi, fruste, catene, mazzarocche, maschere, orpelli e persino un inginocchiatoio borchiato in pelle di vacchetta, che raffinatezza. La commessa ci ha spiegato che quel reparto era per le persone che amano legarsi e farsi male. Io a volte adorerei corcare di botte Plinio, ma non vorrei mai vederlo vestito di pelle come un rotolo di coppa essiccato al sole. Comunque ad un certo punto abbiamo pensato di acquistare un video. Allora abbiamo visto i trailers di " Sette ani in Tibet ", storia di un amore ai confini del mondo. Poi abbiamo visto " Il glande freddo ", disturbi della crescita al polo nord. Plinio però voleva a tutto i costi " Manola la mano che ti consola"
quindi alla fine, dopo l'ennesimo battibecco, abbiamo scelto " La caricano in 101", che almeno è d'avventura. Dopo la scelta del film, la gentile signorina si è offerta di consigliarci alcuni " accessori".
Plinio ha subito chiesto se c'era qualche aggeggio da azionare a distanza. Secondo me pensava di usarlo durante il posticipo delle partite.
Io allora ho domandato se c'era disponibilità di attrezzi autosoddisfacenti, perchè se telecomando doveva essere, almeno me lo gestivo io.
Mi è stato mostrato una specie di grappolo di palline di metallo che secondo la commessa mi sarei dovuta infilare dove so io per poi dondolarmi. L'ho fulminata con un'occhiata. Allora mi ha proposto una specie di frullatore a immersione che secondo lei avrei dovuto indossare sotto alle mutande.
Le ho consigliato di immaginare la sottoscritta che si reca al mercato con addosso le palline, mentre il frullatore nelle mutande la shakera allegramente.
Lei è stata molto gentile e ha sorriso, ma si è chiaramente visto che, pur essendo assai scafata, ha avuto un leggero conato.
A Plinio invece ha offerto la simpatica testa decapitata di una signorina di plastica. La tipa in questione aveva la bocca spalancata in un'espressione simil stupefatta.
In realtà non ci voleva un genio per capire che la signorina era pronta ad accogliere nella sua oralità l'intimità di coloro che ne avessero avuto voglia. Allora ho suggerito a Plinio di sfruttarne la narice e lui, dopo avermi fatto uno sguardo molto brutto, mi ha risposto che non ce l'avrebbe mai fatta perchè la scatola della capoccia era bianca e azzurra, e lui con quelle della Lazio non ce la fa proprio, piuttosto va con Alvaro - Desiderio che almeno c'ha la tessera della curva sud.
Alla fine comunque non abbiamo fatto grandi acquisti. Io ho comprato un lucida labbra, ma poi ho scoperto che non lucidava le labbra che pensavo.
Plinio ha scelto il perizoma di Totti ed io non ho avuto nulla da obiettare perchè nel caso un giorno scegliessi di separarmi da lui, mi basterebbe produrre quell'unico reperto e persino la Sacra Rota mi farebbe l'applauso.
Il mio valoroso consorte, pensate, ha comprato anche un pacco di pasta di grano duro a forma di tette, che dice che alla gricia so' tanto buone perchè trattengono il sughetto.
Io allora ho preso mezzo chilo di cazzi, scusate il termine, ma di questi tempi, pure olio e parmigiano.

giovedì 13 maggio 2010

Discipline disumane per ultime spiagge : Lo " Spinning "

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Fino a qualche tempo fa, per quanto mi riguardava, lo spinning era la disciplina del pulire il pesce prima di servirlo a tavola.
Al limite conoscevo l' "eurospinning",cioè l'arte del risparmio all' " Eurospin ".
Ahimè, ci ha pensato la fidanzata di mio figlio a mettermi al corrente del vero significato di questo termine anglofono.
Il termine " Spinning" è anglofono di nome, ma tedesco di fatto, nazista per l'esattezza.
Descrive l'attività metasoprannaturale di inchiodarsi i piedi ai pedali di una bicicletta inesorabilmente ferma e di pedalare, mentre contemporaneamente ci si dimena a tempo di musica satanica, come posseduti. Tutto ciò fino alla constatazione di avvenuto decesso da parte di personale medico qualificato.
Jessica Amanda, la morosa del mio secondogenito Fausto Kevin, dopo aver scoperto che le resta solo un mese prima della tragica esposizione al sole sul litorale romano, ha deciso di liberarsi dei chili in eccesso e di rassodarsi le eccedenze.
Ora J.A, che è tanto una brava ragazza, non si rende conto che per poter portare a compimento la sua missione, dovrebbe ciucciare aria per almeno sei mesi e lavorare come nastro trasportatore per due anni. Invece ha deciso di iscriversi ad un corso di spinning alla palestra "Olympians Musclefashion Gym" di Spinaceto. Il dramma è che anch'io ho accettato di fare una lezione di prova.
La " Olympians Musclefashion Gym " è veramente una bella palestra. Non è tanto grande, anzi, ha una sala unica dove si fanno anche aerobicpumpgagboxe, abdominakaratedance, salsaleghardpanz e kungfutangochiapptost.
Fra i tanti bei macchinari all'avanguardia c'è anche un tapirulà ( così dice che si chiama ) dove si corre da fermi, con uno schermo che ti dice dove saresti arrivato se invece ti fossi mosso. Pensate che sopra c'era un signore a forma di cubo che voleva pagare il pedaggio al casello di Bari.
La lezione di spinning è tenuta da un essere disumano di età imprecisata, un agglomerato di bozzi e vene con gli occhi da narcotrafficante. Lui dalla bicicletta non scende mai e anche quando la lezione finisce, ti strilla pedalando. Mia cognata dice che lo ha incontrato al cinema e pure lì c'aveva i pedali.
Nello spinning i primi cinque minuti di riscaldamento sono orribili e solo alla fine capisci che erano di riscaldamento.
In realtà lo scopo di esso è la selezione naturale, infatti già al terzo minuto si registrano casi di "angina pectoris" e di coma irreversibile.
Dal sesto minuto in poi si hanno le visioni mistiche. Io ho visto i pastorelli di Fatima che giocavano a strip poker, Jessica Amanda invece papa Woityla in frac che cantava " My way ".
Il brutto è che si formano anche delle orribili pozzanghere sotto alle bici. Sotto a quella dell'istruttore c'era una specie di liquame con fumi di condensa, tipo sabbie mobili. Lo spinning infatti porta il ritmo cardiaco a circa 1500 battiti al minuto, che sono quelli di Linda Blair nell' "esorcista" e di Cicciolina in " Mio marito davanti e dietro tutti quanti ". Il dramma è che i piedi sono intrappolati da una specie di tagliola e non c'è modo di sfilarli via. Ho visto una signora che tentava di liberarsi la caviglia con un macete.
Durante la lezione di spinning non puoi fermarti e se muori la tua salma continua a pedalare. Un'altra cosa terrificante è il sellino della bici. Io, che come tre quarti delle donne che hanno partorito e sono amanti del cibo piccante, soffro di emorroidi, vi posso garantire che se vorrete riportarvi a casa le vostre dolorose escrescenze, dovrete procurarvi degli appositi astucci, perchè nelle mutande non entreranno più anzi, si trasformeranno in boccioni da spiaggia, con tanto di facce dei ciclisti. Durante l'ultima lezione è venuta a mancare una signora che abitava nel mio palazzo e quando l'istruttore si è accordo che c'era il suo cadavere pedalante, l'ha rimproverato perchè cadeva di lato e non manteneva il ritmo.
Io al quindicesimo minuto, esattamente quando ci ha fatto alzare in piedi con i pesi attaccati ai polsi, ho perso i sensi. Jessica Amanda invece ha cominciato a imprecare e nel tentativo di scappare si è cappottata da ferma.
Durante lo spinning si crea una bella solidarietà fra i superstiti, tipo fra i sopravvissuti delle tragedie aeree.
Si va a cena, ci si sente al telefono e a volte, come nel caso del mese scorso, si organizzano anche degli squadroni punitivi, guidati dai parenti delle vittime, per corcare con la mazzella il nazistruttore cicloaguzzino. Ora devo solo decidere se confemare l'iscrizione in palestra o far proprio finta di niente e girare al largo. La seconda mi sa.
Anzi, quasi quasi faccio Ponzio Pilates, che dice che manco fa sudare.

mercoledì 12 maggio 2010

La Sora Cesira presenta " C factor "- Talenti soprannaturali per palati finissimi

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E' finalmente giunta l'ora del vero talento.
Basta con i programmi tv sponsorizzati dalle case discografiche, basta con il talento a perdere di giovani allo sbaraglio senza una precisa identità artistica. Basta con le raccomandazioni. Basta con le improvvisazioni.
Da oggi c'è " C Factor " che grazie anche alle vostre segnalazioni, scoprirà i fortunati possessori del talento come la Sora Cesira lo intende.
So' tutti bravi a nascere con la voce di Mina. So' tutti bravi a studiare al conservatorio e ad esercitarsi dieci ore al giorno.
So' tutti bravi a dedicare la propria vita a rincorrere un sogno, magari sacrificandosi.
Il vero possessore del C factor ha la voce di Romina Power con la tosse convulsa, le movenze di un ballerino dopo un frontale, il carisma di una tapparella.
Colui che ha il C factor, a differenza di giovani meteore da una stagione e via, difficilmente si farà dimenticare.
Il portatore sano di C factor non potrà mai passare inosservato.
Bene. Adesso, dopo questa piccola introduzione, permettetemi di presentarvi Toni. Questo giovane cantautore, con il brano " Il mare", ci regala un affresco struggente e al tempo stesso delicato del moto marino, dipingendo con tratti potenti e mai scontati, la struggente danza delle onde. Che dire... liriche preziose, musica mai banale e una voce di cui sentiremo presto parlare.



lunedì 10 maggio 2010

Il genio del sol levante come alternativa al bikini

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La svolta è arrivata. Inaspettata, definitiva, provvidenziale.
Nei giorni scorsi abbiamo parlato della squallida orripilanza della prova costume e abbiamo accettato il fatto che nessuna marca, nessun centro commerciale o intima boutique di quartiere, potrà mai garantire l'incolumità del nostro sistema nervoso, sia esso periferico o centrale, davanti alla tragica evidenza dello sblusamento delle carni.
La nostra razza, vale a dire quella della donna comune inevitabilmente scossa dal passare dei lustri e dall'incombere del trigliceride e del grasso saturo, sembrava inevitabilmente incamminata sul viale di un novello muro del pianto, ricoperto da foto di modelle sedicenni con massa grassa tendente ai numeri negativi e turbochiappe tostissime.
Invece no.
Pensate, a salvarci è stato un uomo. Orientale peraltro.
Questo signore, che si chiama Liu Bolin e che presto proporremo come candidato al Nobel per la pace, ha fatto ciò che noi tutte da tempo avremmo dovuto non solo escogitare ma mettere immediatamente in opera.
Egli ha pensato semplicemente che fosse di gran lunga meglio nascondersi piuttosto che palesarsi in assenza di serena accettazione. Ha dunque affinato la sublime arte del mimetismo e ne ha fatto un'eccelsa espressione artistica, donandoci infine la soluzione che sempre avevamo agognato.

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Ora non ci resta che seguire alla lettera i suoi insegnamenti e apprendere, prima che sia troppo tardi.
Io in casa ho già fatto i primi esperimenti e dopo non poche difficoltà, grazie anche al prezioso aiuto di Cesare l'imbianchino, sono riuscita a trasformarmi in una borsa frigo appoggiata sotto all'ombrellone. Sono bastate tre mani di vernice celeste, otto metri di stoffa, un manico di borsetta e un vecchio ombrello di Plinio. Il risultato è stato prodigioso. Ora posso recarmi al mare a Torvaianica senza sentirmi osservata e con estrema tranquillità. Pensate che grazie alla pittura con schermo solare mi potrò persino abbronzare.
La mia vicina di casa Mariona invece, si è travestita da pattìno. Ha solo paura che qualcuno possa spingerla al largo perchè non sa nuotare. Jolanda Sue Ellen, la mia figliola, che di costituzione è un po' robusta e di naso è un pizzico abbondante, sta cercando il materiale per vestirsi da boa. Lei adora nuotare, solo che non ama riemergere col suo costume intero, perchè l'ultima volta che è riaffiorata sul bagnasciuga di Ostia le hanno detto che sembrava la balena dopo che si era magnata Pinocchio.
Quello che consiglio a tutte è di studiare le opere di questo buon uomo e di procurarsi un ottimo libro sull'arte del bricolage. La soluzione è vicina amiche mie e vedrete che, affinando al meglio questa fantastica disciplina, ci toglieremo tante soddisfazioni e, perchè no, riusciremo a trasformare in innocui gazebi anche i nostri morbidissimi compagni.

domenica 9 maggio 2010

Quello che le donne ( a parte la Sora Cesira ) non dicono. Puntata 2 - Il ciclo

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Corollario: Le donne, specie con il ciclo, non si buttano con il paracadute.

La donna è un animale solitario. Lasciate che per compiacere/ervi/ersi ella sia disposta ad imbellettarsi, ad operarsi, ad infiltrarsi liquidi ignoti e persino ad essere mondana. Accantonate tutte queste belle realtà e fidatevi, la donna è un animale solitario e uno degli scopi di questa rubrica è proprio quello di dimostrarvelo.
La donna, proprio come tutti gli animali, è estrememente incline alla sofferenza e al silenzio.
Ella è capace di sopportare dolori indicibili, muta o quasi.
Un disagio, chiamiamolo così, che le donne sopportano con più costanza, è quello del ciclo mestruale.
Ma analizziamo insieme il nome di questa piaga d'Egitto.
Ciclo, lo dice la parola stessa, è una cosa che si ripete. E' un moto perpetuo, uniforme, instancabile, implacabile.
A differenza degli altri cicli, che so, i motorini o le biciclette, questo non si ferma, non si buca, anzi, c'è da augurarsi che non si buchi, perchè se succede, la maggior parte delle volte vuol dire che riceverai compagnia per il resto della tua vita.
Mestruale invece è proprio un termine che mi fa ribrezzo. Se anche non ne conoscessi il significato sono certa che non vorrei niente di mestruale nel mio piatto o nel mio letto, anzi, lo userei senz'altro per fare un dispetto o per compiere una vendetta personale.
Purtroppo però, il significato di questa parola mi è tristemente noto.
Cari uomini, è ora che sappiate di cosa si tratta, perchè, credetemi, non lo sapete.
Tralasciamo quel pugno di donne che sostengono di avere un ciclo cortissimo e per niente doloroso. Loro, per comodità, le chiameremo "aliene".
Il ciclo mestruale è mensile, ma il mese mestruale è di 27/28 giorni.
Cinque giorni prima del ciclo inizia la sindrome premestruale, caratterizzata da inquietudine, sudori, giramenti di palle, ansia e, talvolta, istinto di uccidere. Subito dopo il ciclo, inizia il periodo ovulatorio. In questo periodo, come se non bastasse, la donna può avere altre perdite, le cosiddette
"meduse", che spiegano il mistero del salvaslip. Il salvaslip, per chi non l'avesse capito, non è un antidepressivo per mutande con istinti suicidi, è semplicemente un piccolo assorbente che, all'occorrenza, ti mette al riparo da situazioni imbarazzanti.
A conti fatti, diciamo che i giorni cosiddetti " liberi" per una donna, sono pressapoco quindici.
Ma veniamo ai cinque che ci interessano.
Cancellate dalla mente tutte quelle pubblicità di donne che saltano, fanno la ruota, corrono e vi desiderano sessualmente. Noi donne durante il ciclo abbiamo solo istinti primari.
Noi respirare, noi mangiare, noi dormire, noi bere, noi soffrire.
E poi quegli assorbenti ridicoli con la prova dell'acqua. Questo assorbe di più, quello di meno, uno c'ha la canalina, l'altro la grondaia, questo è antisdrucciolo, quello c'ha il climatizzatore.
L'assorbente quando si riempie, si riempie. E voi, credetemi, un pannetto pieno non l'avete mai visto.
So che non potete e non volete immaginare il disagio al quale la donna è costretta in solitudine.
So che non immaginate la tragedia del fegatello e che non comprendete la disgrazia del cordoncino pregno.
Voi ignorate quanto un addome di donna si possa gonfiare durante il ciclo, non sapete quanto dovete augurarvi che non si sgonfi in vostra presenza, non immaginate quanto un " secondo giorno" possa incidere sulla vita quotidiana, non comprendete quanto un minuscolo ovaio possa attenersi così scrupolosamente ai dettami della natura.
Ci sono delle cose che dovete tenere bene a mente se desiderate comprendere meglio le vostre madri, mogli, compagne, amiche, sorelle e colleghe.
Sappiate che il ciclo inizia sempre durante una riunione, in riva al mare, prima di o durante un incontro galante, all'atterraggio in un paese straniero.
Comunque mai in casa.
Ciò spiega la moltitudine di esponenti del sesso femminile che improvvisamente, con un espressione mista di panico e sorpresa, si allontanano con le ginocchia strette e l'andatura traballante per raggiungere chissà quale luogo. Il consiglio è di non seguirle e, soprattutto, di non fare domande. Una donna colta da ciclo improvviso la riconoscerete da un qualsiasi capo di abbigliamento legato improvvisamente alla vita, all'occorrenza anche dalla tovaglia del ristorante o dal coprisedili della macchina. Sappiate anche che quella donna la dovrete riportare a casa perchè, almeno per quel giorno, non avrà più nulla da dirvi e da darvi.
Una cosa che dovete assolutamente sapere è che la donna, prima del ciclo, soffre di ritenzione idrica. Non ritenzione idrica normale, quella di uno scaldabagno industriale. Sappiate quindi che si gonfia orribilmente. Naturalmente, oltre alla panza, le si gonfiano le tette,le gambe, le guance, gli zigomi e le mani. I capelli sembrano quelli di stoppa della bambola "Sbrodolina" e la pelle non è molto distante dalla cotica del cinghiale.
Esistono dei rimedi per ovviare a questo, ma non funzionano e quindi non rimediano e non ovviano. Magnesio, Potassio, Aloe, Papaya, Finocchio. Risparmiate i vostri eurini, la natura è implacabile. Ricordatevi inoltre che, a meno che non vogliate uccidere vostra moglie o venderla da Bricofer nel reparto per la cura delle aree verdi, non dovrete darle l'aspirina per i dolori. L'aspirina è un farmaco vasodilatatore. Il dolore le passerà ma inizierà a spruzzare come una girella da giardino.
E poi, vi scongiuro, smettetela di chiedere prestazioni sessuali in questo periodo del mese. Lo so che esistono delle geishe moderne, delle novelle schiave Isaure, delle ancelle sacrificali, ma sono delle eccezioni. La donna, in questi momenti, e vi prego di tenerlo bene a mente, va lasciata sola. Sola.

giovedì 6 maggio 2010

Calcio, maschioni e tante tante coccole

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Sono proprio tanto intenerita.
Finalmente dopo tanti scandali, insulti, sospetti, inganni e cosette brutte brutte, il calcio torna a sorridere.
Io lo dico sempre che ci vuole l'amore, l'amore mette d'accordo tutti.
Pensate a quante volte vediamo questi ragazzotti tanto nerboruti che rincorrendo la palla mettono in mostra il quadricipite guizzante.
Pensate a quante volte osserviamo questi maschioni ipervitaminiormonizzati che, sudando appresso ad un pallone sulla verde prateria di un campo di calcio, richiamano alla mente chissà quali gesta mitologiche. Diciamoci la verità, quando pensiamo ad un calciatore nell'intimità, lo immaginiamo sempre alle prese con una velinona birbantona.
Ci sembra di vederlo mentre, nella privacy di una camera d'albergo, si produce in tackles scivolati e discese sulla fascia.
Ci sembra di sentirlo mentre, cingendo il fianco della prescelta, grida " Alè o-o, bella buciona mia"
Certo, poi a volte lo vediamo sulle pagine dei giornalini sfigatini con quella poveretta della moglie.
La consortina, povera ciccia di casa, si è sposata con il dio degli stadi alla tenera età di sedici anni, e oggi che ne ha ben ventidue, gli ha già dato una mezza dozzini di bimbi pronti ad imitarne le gesta e ha già affrontato per almeno sei volte le gioie della liposuzione. Purtroppo neanche queste piccole accortezze le hanno permesso di evitare qualche delizioso centrotavola di corna tutto sommato sanabili. Ciò nonostante, la mogliettina, che a malincuore tollera la velinona, non ha messo in conto il fattore campo.
Lo sport, si sa, aggrega. Lo sport è sì maschio, ma è, spesso a insaputa di molti, anche femmina. Guardate la tenerezza dei calciatori che al suono del proprio inno si tengono per mano, cogliete l'amore immenso che si cela nell'abbraccio dopo un gol, accarezzate il pensiero di un capitano che bacia la sua coppa. Sappiate allora che anche l'uomo machone fustacchione, nella solitudine di una trasferta o nell'incertezza di un match decisivo, può aver bisogno di calore umano, di sincera tenerezza. E' per questo che dobbiamo tutti un ringraziamento a Ibrahimovic. Lui non ha mai avuto paura di mostrarci il suo lato duro. Lo abbiamo visto agguantarsi i genitali in una sorta di balletto verso la curva avversaria, e anche verso la propria.
Lo abbiamo visto prendere per il collo compagni, arbitri e avversari. Lo abbiamo ammirato quando, grazie alla prorompenza della sua forza fisica, si involava indomito verso le aree avversarie.

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Oggi lui, al contrario di molti, non ha paura di farsi vedere in versione "Orsetto del cuore". Non ha timore di svelare il suo lato più rosa, il suo momento "Harmony". Lui vuole tanto bene al suo Piquè, che pure è proprio un bel tipetto, e se lo coccola muso a muso, poi, appoggiato alla sua Porsche di " Hello Kitty", gli fa un tenerissimo naso naso.
Loro sono come due cuccioli cerca amici e, grazie alla durezza del loro mestiere, opportunamente mischiata ad una immensa voglia di agonistica dolcezza, si sono trovati e quindi amati.
Grazie Ibra. Grazie per averci restituito un'immagine così tenera del calcio, grazie per averci fatto tornare una sanissima voglia di coccole e pallone. Alla faccia di quella ballerina rancida di Ricky Martin, che tanto lo sapevamo tutti che era una vecchia pazza.

mercoledì 5 maggio 2010

Essere una donna non vuol dire avere le mutande de mi' nonna...



Questa canzone anticipa di poco la seconda puntata della rubrica "Quello che le donne (tranne la Sora Cesira) non dicono".
L'argomento trattato sarà il ciclo.
E' giunta l'ora di svelare il rapporto che la donna ha con esso nel terzo millennio. E' venuto il momento di far luce su aspetti scomodi, menzogne palesi e farneticazioni socio- culturali.
Dopo queste rivelazioni anche le scatole dei tampax vi sembreranno diverse, ma fondamentalmente, e mi rivolgo chiaramente agli amici uomini, comincerete a guardare le esponenti del sesso opposto, con solidarietà e con un simpatico punto esclamativo dipinto sul volto.

Credits:
La Sora Cesira desidera ringraziare Sora Skiè, co-autrice del testo
e le sore Jo, Sissi e Siddy per i magnifici cori.




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martedì 4 maggio 2010

W l'Italia delle auto blu

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http://www.repubblica.it/motori/attualita/2010/05/03/news/immunit_per_le_auto_blu_proposta_nel_nuovo_codice-3779108/

Oggi sono proprio felice.
Plinio finalmente è tornato a casa con le pastarelle. Io all'inizio mi sono un po' preoccupata perchè l'ultima volta che lo fece, nel 1973, fu per farsi perdonare un gioco di sguardi in trattoria con Mafalda "La buciona".
A quei tempi "La buciona" era una donna molto ambita nel nostro quartiere, e svariati uomini, fra i quali anche celebrità quali
Mirko Minchiastorta e Giovanniculattromba, si erano disperatamente invaghiti di lei, anzi di loro, visto che già al tempo pesava una paio di tonnellate.
Comunque questa di oggi, grazie al cielo, è proprio un'altra cosa, e Plinio le pastarelle le ha portate per festeggiare.
Festeggiamo l'immunità per le auto blu, finalmente!
Pensate che al mio Plinio, nel corso degli anni, gli hanno già levato quattrocento punti e sei patenti.
Senza contare i punti che gli hanno messo in faccia.
Lui non è cattivo, non è pirata della strada, è solo tanto sbadato, e siccome è abituato a guidare gli autobus della Cotral che, siccome sono tanto grandi hanno la precedenza anche quando non ce l'hanno, lui si ferma poco agli stop.
Una volta gli hanno levato i punti perchè con una mano teneva il cellulare e l'altra ce l'aveva infilata nel naso, ma dico io, ma da quando bisogna avere l'auricolare pure per scaccolarsi?!
Comunque finalmente da oggi sarà tutta un'altra vita. Da oggi le auto blu, grazie ad un piccolo ma utilissimo emendamento del governo, potranno fare come vogliono e nessuno potrà fargli più niente.
Plinio, grazie al cielo, ha una Punto blu e anche mia cognata, che ha una 126 azzurro cielo, spera di rientrare nel decreto.
Fausto Kevin, mio figlio, è subito andato in ferramenta ed è tornato con una buatta di vernice blu notte per la cinquecento della fidanzata, io gli ho spiegato che forse le auto devono essere blu dalla nascita e non si possono dipingere.
Ora mi domando solamente quanto tempo ci vorrà per sanare le posizioni di tutti gli altri colori, perchè qui in Italia, anche se ultimamente stiamo facendo delle cosucce niente male, va a finire che come sempre le lasciamo a metà.

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lunedì 3 maggio 2010

Uniamoci, o donne, contro Calzedonia!

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Li vogliamo vendere o no questi costumi? Basta dirlo.
Ce l'ho con Calzedonia, Golden point, Costum city, Lardo shop, e tutti i negozi di tristezze balneari che, imponendo sui propri cartelloni delle aliene dalle misure improponibili, ci attirano nella crudeltà dei loro camerini.
Non c'è limite alla cattiveria degli allestitori di questo genere di negozi, nè alle bassezze compiute dalle loro dipendenti.
Sugli scaffali di questi spacci di illusioni campeggiano modelli per tutti i gusti e per tutte le fattezze, tranne le nostre.
C'è il costume di giaguaro, il tanga di moquette, il perizoma del Subbuteo, Lo stile afro-jungle, il due pezzi di guerre stellari, il costume intero "Ultima spiaggia". Ci sono anche tutte le taglie, peccato che tutte le taglie non corrispondano a nessuna taglia di un essere umano mortale. Avanza sempre qualcosa o, in alternativa, fuoriesce inevitabilmente qualche libbra di carne agonizzante.
Generalmente nei quindici metri quadri di un negozio "Calzedonia" vengono ospitate, nei mesi di Maggio e Giugno, milioni di donne disperate.
Alcune piangono, alcune si provano costumi sopra al cappotto, altre si provano le buste, altre, imprecando malamente, scelgono di morire lontano, come i gatti.
L'altro giorno, quando sono andata io, una signora ha preteso di provarsi la commessa, che indossava una palandrana niente male.
Un'altra, nel tentativo di non mostrare in pubblico le proprie disgrazie, ha sganciato una bomba lacrimogena proprio davanti al camerino.
Da "Calzedonia" non è possibile non mostrare le proprie bassezze. Il camerino è grande 50 centimetri quadri, lo specchio è enorme, la tenda è alta come una mutanda Sloggi e larga come una mezza manica De Cecco. E' inevitabile che la pletora di donne in fila veda la tragedia che si consuma all'interno, anche perchè, la commessa puttana, grazie ad una telecamera sapientemente nascosta, saprà esattamente quando sarete con le mutande a sbuffo sotto al minicostume di maglina, col capitello del calzino inciso sullo zampone lattiginoso, il pelo orrendamente incolto e, orrore dell'orrore dell'orrendità, la pulsantiera di bubboni rossi intorno all'inguine, tipica delle depilazioni d'emergenza.
Immagini come queste dovrebbero essere distribuite all'interno degli opuscoli antistupro con scritto " Questo, brutto maniaco, è ciò che ti aspetta".
Sappiate comunque che, solo a questo punto, quella zoccola di commessa spalancherà quel simulacro di separee e davanti agli sguardi impietosi di chi sta anche peggio di voi, oserà un "Posso vedere?".
No puttana, non potresti vedere, ma visto che ormai hai demolito l'ultimo baluardo a difesa della mia dignità, osserva compiaciuta la mollezza degli addominali che furono, squadra con perizia lo svirgolamento della chiappa in pensione, misura l'agonia della tetta a calzino, poi dimostra il tuo coraggio e il valore del tuo addestramento ipocrita e dimmi " Le sta benissimo".
Cosa credi di fare, o ignobile esemplare di femmina della grande distribuzione? Credi di poterti sottrarre ad un destino come il mio? Eh no mia cara, nessuno mai potrà salvarsi da questo, e quando anche le tue carni cederanno, ti ritroverai sola, a piangere le tue disgrazie, in un antro analogo a questo.
Nessuno può risultare accettabile sotto alle luci da obitorio di "Calzedonia". Nessuno. Neanche una bimba di tre anni.
La luce alogena del bugigattolo del demonio restituisce un'ipotesi remota di te.
Ti avverte che se non ti cucirai all'istante gli angoli della bocca, nutrendoti attraverso l'esigua pochezza di una cannuccia, non avrai scampo.
Ti dice che se non spenderai sei o settemila eurini in filler biocompatibili per rughe, bozzi, buchi e segni del tempo, tu stessa non sarai mai più biocompatibile, dovrai solo lasciarti spirare in pace.
Ti consiglia di prendere la residenza in un centro di aerobica per cingolati, altrimenti dovrai abituarti al pubblico scherno.
Quando dal camerino, con le guance segnate dalle lacrime ed il viso contratto per l'odio, sono uscita io, una signora con in mano un costupareo con scene di caccia su Marte, mi ha dato una tenerissima pacca sulle spalle.
Io avevo gli occhi lucidi perchè, pur avendo scelto l'opzione "Abbina come vuoi", che ti permette di scegliere modelli diversi per il sotto e per il sopra, e pur avendo provato la diciottesima delle mutande con il logo della Simmenthal e la ventiquattresima del reggiseno di Jurassic park, ho constatato che non vi era più speranza.
Allora ho provato il costume intero con illusioni ottiche nella speranza di attirare gli sguardi altrui sui miei talloni.
Ho provato l'indecenza suina della mutanda alta nell'inutile tentativo di stivare all'interno la lonza che è in me.
Ho provato il mini costume in fibra di vetro nella triste ipotesi di coprire il minimo indispensabile e di puntare sulla bontà d'animo e sulla simpatia.
Ho provato la tenda del camerino con la convinzione di poter affrontare la crudeltà del litorale romano avvolta in un sudario.
Poi, annichilita, ho detto basta. Sono entrata in un'agenzia di viaggi e, paventando di ripudiare gli schiaffi della natura matrigna per l'abbraccio della natura madre, ho sottoscritto con entusiasmo l'offerta " Estate in Val Gardena".

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