giovedì 6 maggio 2010

Calcio, maschioni e tante tante coccole

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Sono proprio tanto intenerita.
Finalmente dopo tanti scandali, insulti, sospetti, inganni e cosette brutte brutte, il calcio torna a sorridere.
Io lo dico sempre che ci vuole l'amore, l'amore mette d'accordo tutti.
Pensate a quante volte vediamo questi ragazzotti tanto nerboruti che rincorrendo la palla mettono in mostra il quadricipite guizzante.
Pensate a quante volte osserviamo questi maschioni ipervitaminiormonizzati che, sudando appresso ad un pallone sulla verde prateria di un campo di calcio, richiamano alla mente chissà quali gesta mitologiche. Diciamoci la verità, quando pensiamo ad un calciatore nell'intimità, lo immaginiamo sempre alle prese con una velinona birbantona.
Ci sembra di vederlo mentre, nella privacy di una camera d'albergo, si produce in tackles scivolati e discese sulla fascia.
Ci sembra di sentirlo mentre, cingendo il fianco della prescelta, grida " Alè o-o, bella buciona mia"
Certo, poi a volte lo vediamo sulle pagine dei giornalini sfigatini con quella poveretta della moglie.
La consortina, povera ciccia di casa, si è sposata con il dio degli stadi alla tenera età di sedici anni, e oggi che ne ha ben ventidue, gli ha già dato una mezza dozzini di bimbi pronti ad imitarne le gesta e ha già affrontato per almeno sei volte le gioie della liposuzione. Purtroppo neanche queste piccole accortezze le hanno permesso di evitare qualche delizioso centrotavola di corna tutto sommato sanabili. Ciò nonostante, la mogliettina, che a malincuore tollera la velinona, non ha messo in conto il fattore campo.
Lo sport, si sa, aggrega. Lo sport è sì maschio, ma è, spesso a insaputa di molti, anche femmina. Guardate la tenerezza dei calciatori che al suono del proprio inno si tengono per mano, cogliete l'amore immenso che si cela nell'abbraccio dopo un gol, accarezzate il pensiero di un capitano che bacia la sua coppa. Sappiate allora che anche l'uomo machone fustacchione, nella solitudine di una trasferta o nell'incertezza di un match decisivo, può aver bisogno di calore umano, di sincera tenerezza. E' per questo che dobbiamo tutti un ringraziamento a Ibrahimovic. Lui non ha mai avuto paura di mostrarci il suo lato duro. Lo abbiamo visto agguantarsi i genitali in una sorta di balletto verso la curva avversaria, e anche verso la propria.
Lo abbiamo visto prendere per il collo compagni, arbitri e avversari. Lo abbiamo ammirato quando, grazie alla prorompenza della sua forza fisica, si involava indomito verso le aree avversarie.

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Oggi lui, al contrario di molti, non ha paura di farsi vedere in versione "Orsetto del cuore". Non ha timore di svelare il suo lato più rosa, il suo momento "Harmony". Lui vuole tanto bene al suo Piquè, che pure è proprio un bel tipetto, e se lo coccola muso a muso, poi, appoggiato alla sua Porsche di " Hello Kitty", gli fa un tenerissimo naso naso.
Loro sono come due cuccioli cerca amici e, grazie alla durezza del loro mestiere, opportunamente mischiata ad una immensa voglia di agonistica dolcezza, si sono trovati e quindi amati.
Grazie Ibra. Grazie per averci restituito un'immagine così tenera del calcio, grazie per averci fatto tornare una sanissima voglia di coccole e pallone. Alla faccia di quella ballerina rancida di Ricky Martin, che tanto lo sapevamo tutti che era una vecchia pazza.